Il maestro dei maestri che nacque in un pollaio

leonardo da vinci

Non potevo sottrarmi dal raccontare il “Genio”, nato il 15 aprile 1452 ad Anchiano, frazione di Vinci, un paesino di appena 350 anime, piccolo e alquanto affascinante borgo sito sulle colline fiorentine.

A 500 anni dalla sua morte, cerimonie e eventi in suo onore si celebrano in tutta Italia, Leonardo da Vinci il Maestro dei Maestri, è il genio del Rinascimento Italiano.

Ho pensato molto a cosa dedicarmi in questo articolo, alla fine ho deciso di concentrarmi su un periodo storico, ti racconterò di “Leonardo bambino”, da quando tutto ebbe inizio.

Il piccolo Leonardo nacque in un pollaio

Chi mai avrebbe pronosticato un futuro roseo a un bambino nato da una ragazzina di umili origini di soli 16 anni, Caterina di Meo Lippi, che restò incinta di Ser Piero, giovane notaio rampollo di una famiglia in vista del paese Vinci?

Della mamma, ovvio, si sa gran poco. Chi vuoi che si preoccupi di descrivere la vita di una contadina, di degnarle una citazione, un sol fraseggio, una parola? Sappiamo solo che Leonardo nacque in una casa che poteva avere le sembianze di un pollaio: la casa di Caterina.

Del piccolo Leonardo sono arrivate svariate informazioni grazie alle minuziose annotazioni che il nonno, il notaio Antonio Da Vinci, scriveva sui suoi “enormi libroni”. Prendeva nota di ogni episodio fosse degno di essere manifesto: quando veniva trebbiato il grano, quanti chili di uva erano stati raccolti, a quanto erano venduti gli animali e guarda un po’ anche di quando nacque  il nostro genio Leonardo.

Leggi cosa scrisse in proposito:

“..1452, nacque un mio nipote, figliolo di Ser Piero, mio figliolo, addì 15 aprile di sabato nella terza ora della notte, ebbe nome Lionardo”.

Se non fosse stato per loro, il suo genio non sarebbe mai fiorito? Chissà!

Forse sarebbe stato uno dei tanti bambini che rischiava la morte entro i due anni e, semmai fosse vissuto, sarebbe cresciuto con i suoi 5 fratelli, nati successivamente dalla madre Caterina con Antonio di Pietro del Vacca detto “Attaccabriga”, di stenti.

Perché i Da Vinci adottarono Leonardo?

leonardo da vinci

Uomo Vitruviano – Credits sito galleria degli Uffizi Firenze

A quel tempo spargere il proprio “seme” era consueto, il nonno pare abbia avuto figli con diverse donzelle della Toscana, mai riconosciuti ovviamente. Allora mi sono chiesta, perché Leonardo?

Prova ad immaginare un giovane nobile che mette incinta una serva e che si presenta al padre con il fatto compiuto. Impensabile un riconoscimento, impensabile che un promettente notaio si preoccupasse di un figlio nato per caso.

Non ci sono altre spiegazioni se non per la bellezza del piccolo. Leonardo era un bambino spettacolare, simile a un cherubino. I suoi riccioli biondi e gli occhi azzurri conquistarono i cuori della famiglia e fu questo di fatto la sua grande fortuna, la più grande delle opportunità, dove tutto ebbe inizio.

Nacque con la camicia, come si suol dire, seppur quel padre così magnanimo, per molti anni, non se ne prese cura.

Furono i nonni che lo crebbero, così pare, in particolare lo zio Francesco, a cui fu legato per tutta la vita.

Come è stata l’infanzia del piccolo Leonardo da Vinci?

Possiamo immaginare che in una casa di un notaio non mancassero di certo carta e calamaio ed è proprio il malvisto fratello di suo papà, lo sfaccendato zio Francesco, a spingere Leonardo alle prime arti dello scrivere.

Antonio Da Vinci, il padre di Francesco, scrisse del figlio: “E’ un bighellone che passa il tempo in osteria, sta in villa e non fa nulla” .

Come dargli torto, Francesco non aveva nessuna velleità, viveva alla giornata, era uno scansafatiche, un tipo bizzarro fuori dagli schemi,  schivo ai rigidi protocolli di una nobile famiglia.

Girovagava nelle pianure che circondano Vinci insieme al piccolo Leonardo e gli insegnava a riconoscere le piante buone da quelle cattive. Piano piano gli instillò la curiosità di andare oltre l’apparenza, per sapere come son fatti gli insetti non mancando di sventrarli. Lo indirizzerà alla lettura e alla scrittura mai facendogli pesare che scrivesse con “la mano del diavolo”: la sinistra.

E’ Leonardo stesso a ricordare molti episodi della sua giovinezza nel Codice Atlantico, dove riportò addirittura un fatto accaduto a soli due anni d’età:

“…ne la mia prima ricordazione della mia infanzia è mi parea che, essendo in culla, che un nibbio venissi a me e mi aprissi la bocca colla sua coda, e molte volte mi percotessi con tal coda dentro le labbra”.

Tralasciando il nibbio, un falco diffuso in Toscana, ho letto e riletto questo appunto. Non ti pare che ci sia un chiaro riferimento a un atto sessuale?

Certamente quando lo scrisse aveva coscienza e sulla sua perversione si è detto fin troppo, per cui vado avanti.

Fu certamente la vegetazione che vide con gli occhi del bambino a ispirarlo in tutte le ricerche che da adulto approfondirà. Quel paesino era ricco di campi di grano, uliveti e vigne. C’era un fiume e una terra arida da esplorare.

A proposito, devi sapere che nelle sue accurate osservazioni Leonardo scrisse proprio dei sassi che lanciava nel fiume:

“Siccome la pietra gettata nell’acqua si fa centro e causa di vari circuli così il suono fatto nell’aria circularmente si spande”.

Quali sono le emotività di Leonardo bimbo?

Da quello che deduco, credo non avesse una gran intimità con la famiglia Da Vinci. Tolto lo zio Francesco che amerà per tutta la vita, suo padre non lo degnava di uno sguardo, i nonni se ne fregavano ed è curioso che per il sol fatto d’esser bello ebbe un destino diverso dagli altri bimbi illegittimi, in fondo anche lui era un figlio avuto con una serva del paese.

Nel 1456 Ser Piero, il padre, lo abbandonò in Vinci, perché decise di trasferirsi con tutta la famiglia a Firenze, lasciando Leonardo con  Francesco.

Cosa può aver mai pensato un piccolino che vede tutta la famiglia salire in carrozza, svanire all’orizzonte e mai più tornare?

Si sfogò disegnando e vivendo un po’ selvaggiamente con lo zio per lunghi anni, finché inaspettatamente,  il padre decise che il suo posto era Firenze. Tornò in Vinci e se lo portò con sé.

Al tempo Firenze era una piccola città governata da una famiglia di banchieri saggi e intelligenti, i Medici.

La cittadina era allegra, faziosa e pettegola. Sebbene abbia solo 60 mila abitanti, il suo fremito e la sua forza economica la definirono  “Maestra del mondo”.

La famiglia Medici prestava oro a tutti i Re d’Europa, gli artisti fiorentini portarono il soffio di un’arte nuova a tutte le regioni d’Italia. Era l’arte del Rinascimento e nell’anno in cui Leonardo giunse a Firenze vivevano e operavano i più grandi talenti che resero celebre quel secolo d’oro.

Il padre, memore dello strano talento del figlio, lo mandò a scuola di musica e lettere che apprese con tale velocità da spingere il Vasari a scrivere: “Fece tanto acquisto che movendo spesso dubbi e perplessità al maestro che gli insegnava, ben spesso lo confondeva”.

Leonardo però restava pur sempre un illegittimo e per una famiglia di notai alla corte dei Medici, era impensabile facesse una carriera politica.

Lo stesso nonno Antonio nella stesura di un documento per il catasto di Firenze, scrisse di lui: “Leonardo, 5 anni illegittimo e la sesta bocca da sfamare”. Quasi un disprezzo, un affermare la sua provenienza, non certo nobile.

Eppure questo giovinotto aveva talento, sì è vero continuava a disegnare e scrivere con la mano sinistra, ma quei disegni erano davvero belli e dovevano essere mostrati al più grande Maestro, che aveva bottega vicino alla Piazza della Signoria: la scuola d’arte del Maestro Verrocchio.

Presentò i disegni del figlio definendoli “scarabocchi” con la speranza che lo prendesse a bottega.

La bottega di un maestro del ‘400 non ha nulla a che vedere con la bottega di un pittore moderno. E’ prima di tutto un’officina, l’artista del Rinascimento era pittore, orefice, fabbro, artigiano.

Ogni prodotto veniva commissionato per rispondere alle esigenze quotidiane del tempo: ritratti per ricordare i volti di una persona cara, vasellami per ricchi e meno ricchi, quadri e statue di santi utili perché i devoti preghino inginocchiati davanti a loro, arredi sacri per le chiese, ornamenti architettonici, quelli che ancora oggi possiamo osservare.

Verrocchio lo prese quel ragazzino talentuoso, ma alle sue condizioni: il pagamento di 3 lire al mese in cambio di apprendistato, vitto e alloggio.  

Come dire che se oggi vuoi imparare un mestiere devi pagare.

La vita di bottega era una sorta di collegio-lavoro. Si divertivano, ma lavoravano sodo sottomessi alla voce severa del padrone Verrocchio. Leonardo si affezionò presto a Piero Vannucci, detto il Perugino e al Botticelli, altri due grandissimi del tempo.

Il primo giorno, quando entrò in bottega vide la palla rivestita di rame che doveva essere collocata sulla cupola di Santa Maria del Fiore.

Leonardo se ne ricorderà molti anni dopo scrivendo: “Ricordati delle saldature con cui si saldò la palla di Santa Maria del Fiore, di rame improntato in sasso, come li triangoli d’essa palla”

leonardo da vinci

Il Battesimo di Cristo di Leonardo da Vinci – Credits sito galleria degli Uffizi Firenze

Leonardo era così bravo che presto in bottega divenne un punto di riferimento, lo stesso Verrocchio gli permise di mettere mano all’angelo di una pala che gli era stata commissionata: “Il battesimo di Cristo”, oggi esposta alla Galleria degli Uffizi a Firenze.

Leggenda o chiacchiere di bottega?

leonardo da vinci

Credits sito galleria degli Uffizi Firenze

Questa sì che è bella.

Si racconta che quando il Perugino vide il volto dell’angelo si commosse al punto da definirlo superiore per bellezza di ogni opera del maestro Verrocchio. Pare che il maestro, nascosto dietro una colonna, sentì quelle parole che lo ferirono profondamente, tanto da non tenere più in mano un pennello per tutta la vita.

L’alunno che supera il maestro è una storia che si ripete e posso anche pensare che sia vero, non so cosa pensi tu.

Iniziò così l’ascesa del grande Leonardo, le vicissitudini che si susseguirono sono note a tutti ed è qui che mi fermo.

Mi piacerebbe approfondire il suo lato sinistro, la sua controversa sessualità, il suo pensiero, ma non è possibile, per cui mi accontento delle fonti che ho trovato per raccontarlo da bambino.

Quale mente geniale e pure baciato dalla fortuna, che ne sarebbe stato di lui se non fosse nato con quel bel visino d’ angelo?

Il 2019 è l’anno della ricorrenza della sua morte, avvenuta 500 anni fa al maniero di Clos-Lucé Amboise in Francia il 2 maggio del 1519, trovo sia un dovere per tutti leggere almeno un articolo, un libro o vedere un documentario che parli di lui.

Spero ti sia piaciuto il mio, fammelo sapere.

Continua a seguirci, Chic Advisor è in continua ricerca di geni.

About the Author

Stefania Zilio

E' una scrittrice, copywriter, ideatrice e conduttrice di programmi televisivi, counsellor in dinamiche relazionali, parla quattro lingue, studia in continuazione e legge almeno 3 libri al mese. Ama il gelato alla nocciola e crede nell’energia positiva Universale. Collabora con diverse testate ed è sempre alla ricerca di un impulso nuovo che le sconvolga la vita. Autrice del libro "Cuore in Trappola"

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